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Repubblica Italiana - Contenuto Web su Tudor
Il gran finale dell'anno è stato segnato dalle inconciliabilità di mercato e oltraggiato dallo striscione 'uomo di.
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' destinato ai martedì a tarda sera.
Con il lampo del déjà vu, se n'è andato formalmente come.
Povera stella, anche Igor.
Le fughe dalla squadra sono sempre più tristi, e dobbiamo anche questo a Lotito nel ventennio di presidenza.
Gli statistici si uniscono allo stupore del mondo, non si era ancora visto un record di Sarri il 12 marzo, Tudor il 5 giugno.
Igor, registrazione da Guinness, ha resistito 79 giorni.
Quest'annata, che ha abituato a ogni genere di caso e divorzi, ha raggiunto i punti di massima paradossalità, sconclusionatezza e stramberia.
Si è autoesonerato anche il sostituto del dimissionario.
E la Lazio è di nuovo senza allenatore.
Ieri, nel momento in cui il diesse Fabiani riceveva la telefonata rivelatrice di Anthony Seric, agente di Tudor, il preannuncio di dimissioni del tecnico rimbalzava da 'X'.
Non proprio da protocollo.
Le dimissioni ufficiali sono state presentate nel tardo pomeriggio e sono state accettate.
Fabiani e Tudor si sono sentiti al telefono.
Domani l'allenatore farà una conferenza stampa per spiegare le sue ragioni.
Non è nuovo a decisioni simili, un anno fa lasciò un contratto a Marsiglia.
Anche stavolta ha lasciato un accordo di un anno (2025).
Il risparmio, però, è incalcolabile considerando i giocatori che il tecnico voleva cambiare.
Tudor ha le sue idee, ma è un uomo indomabile e di integrità morale.
Se si sente fuori posto, il posto lo lascia.
Non se l'è sentita di restare dimezzato, una sensazione che durava da settimane.
Il diesse si era riunito con lui e Seric martedì mattina, si erano lasciati con un abbraccio e l'idea di concentrarsi sul mercato.
Ma quello che succede il giorno prima a Formello non sempre è quello che succederà il giorno dopo.
Non si era mai raggiunta pienezza di intesa tra società e allenatore per quanto ancora ieri si puntualizzasse sul fatto che i rapporti fossero buoni.
Sembrava più una messinscena, nessuno faceva il passo decisivo.
L'ha compiuto Tudor con lo striscione denigratorio, subito dopo neppure tre mesi di lavoro conclusi con la qualificazione in Europa (non scontata), l'avrà spinto a mollare.
Troppo per non farne neanche una questione morale.
Di sceneggiate con le lacrime se ne sono viste troppe nei mesi recenti, la Lazio sta già pensando al sostituto.
Adesso c'è da chiedersi su chi si punterà, anche troppo considerando i giocatori (dieci) che avrebbe voluto cambiare.
Molti di questi erano frutto del mercato estivo (Guendouzi, Rovella e Isaksen) che ora potrebbero restare e (divorzio che ha scosso Tudor) avevano reso la convivenza impossibile.
Ma qualcosa si era rotto in corsa.
Il tecnico a marzo aveva promosso gran parte della squadra, considerandola adatta alle sue idee.
A maggio era di altro avviso.
E questo ha spiazzato la società.
Si era passati dall'idea 'giochista' di Mau all'idea da 'dentista' di Tudor.
Questi tre mesi di 3-4-2-1 sono da buttare.
La Lazio è imprigionata in troppi déjà vu.
Mentre infuriava il caso Tudor, Lotito era in Senato e come in occasione delle dimissioni di Sarri commentava così le voci di addio a Tag24: «Se Tudor fa come Sarri? Non so che dirvi, io non lo so».
Per l'addio di Sarri fu accusato di ammutinamento lo spogliatoio.
A molti, quello di Tudor, sembra un dirottamento.
Lotito poco tempo fa si vantava di aver soffiato Igor a Roma e Napoli: «Ho risolto il problema al primo e unico appuntamento».
Tare, Sarri, Tudor.
Lotito si vede lasciato da un anno.
È una solitudine scelta, non subita.